Afshin Varjavandi (Iran)
Domenica 13 agosto, ore 21.30 – Forte San Rocco
Danza
Coreografia e regia Afshin Varjavandi. Con Jenny Mattaioli, Alessandro Marconcini, Chiara Morelli, Elia Pangaro (In progress Collective). Produzione Astragali Teatro, La MaMa Umbria International, La MaMa etc New York
Mohàbbat in persiano significa “affetto, cura”, e Varjavandi la identifica come fulcro della sua cultura, fino a rappresentare lo spirito della gente dell’Iran. Il coreografo e i danzatori diventano il simbolo di una delle tante famiglie fuggite dal loro paese di origine, alla ricerca di nuove speranze. L’Iran oggi è conosciuto come luogo di atrocità e di negazione dei diritti umani, ma sono 44 anni che lì, come in molti altri paesi della Terra, vengono proibiti credi, diritti di espressione, di uguaglianza di genere. Ma qual è il prezzo che si paga quando si abbandona la propria terra di origine? Quali sensazioni si provano nell’iniziare un viaggio senza ritorno, costretti a lasciare per sempre la propria casa, alla ricerca di una nuova casa? Mohàbbàt è un flusso di coscienza di ricordi personali, episodi, telefonate tra parenti distanti, mescolati a immagini e riferimenti drammaturgici: dagli scatti fotografici di Gianni Berengo Gardin ai dolci versi in stile haiku di Abbas Kiarostami. Traendo spunto dal poeta persiano Sohrāb Sepehri, che fin dall’infanzia fu rapito dal soffio del Mistero, da una luce interiore che a lui pareva provenire da una stanza di colore azzurro nascosta dietro agli alberi di casa, i danzatori costruiscono in una danza eclettica, fusione di gesto contemporaneo e tecnica urban, uno spazio sacro immaginario, una fortezza o un rifugio senza prevaricazione e crudeltà e nel quale, con affetto, invitano il pubblico ad entrare. L’invito ad una riflessione semplice: se ognuno mettesse tra le proprie priorità quella di avere cura degli altri, nessuno rimarrebbe privo di quella cura di cui noi tutti siamo bisognosi.